Auto d’epoca e auto d’interesse storico non sono la stessa cosa: i benefici che puoi avere sono tantissimi

Per chi si avvicina al settore automobilistico storico non tutto è di facile comprensione: svelata la differenza tra auto d’epoca e storiche

Molti si chiedono se per la legge italiana auto storiche e auto d’epoca sono la stessa cosa e soprattutto quali requisiti deve avere un veicolo per essere considerato auto storica e da collezione. Il fascino di un’auto non svanisce con il passare del tempo, soprattutto se curata con passione e attenzione.

Auto storiche e auto d’epoca: che differenza c’è?
Qual è la differenza tra auto d’epoca e auto storica (radiokcentrale.it)

Le auto storiche, infatti, conservano una bellezza unica, anche perché sono testimonianza indelebile del periodo in cui sono state concepite. Possedere un’auto dal valore storico, quindi, è un vero privilegio. Tra l’altro, proprio per la loro importanza, che trascende la valutazione economica, le auto storiche sono soggette ad una legislazione particolare, che riconosce alcuni vantaggi fiscali ai loro proprietari. Per potervi accedere, però, l’auto deve possedere alcuni requisiti.

Quando un’auto d’epoca diventa storica: i requisiti e i vantaggi

Molte persone sono confuse su cosa sia un’auto d’epoca e su come sia diversa da un’auto d’interesse storico. E’ la legge che indica le caratteristiche che un veicolo deve avere per potersi definire storico. In particolare, la norma di riferimento è l’articolo 60 del Codice della Strada che disciplina due tipologie di veicoli: le auto d’epoca e le auto di interesse storico e collezionistico. Secondo questa disposizione, nella categoria degli autoveicoli e dei veicoli di interesse storico e collezionistico rientrano tutti quelli iscritti in uno dei seguenti registri: ASI, Storico Lancia, FIAT Italiana, Alfa Romeo Italiana, Storico FMI.

Quando un'auto d'epoca diventa storica: i requisiti e i vantaggi
Auto storiche e auto d’epoca: tutto ciò che c’è da sapere (radiokcentrale.it)

Il Codice della Strada, però, non è molto esaustivo in termini di requisiti necessari per certificare l’interesse storico e collezionistico di un’auto e quindi ottenere la sua iscrizione nei suddetti registri. L’indicazione di questi requisiti si trova però anche altrove, come ad esempio nel regolamento dell’Automotoclub Storico Italiano (ASI). Un’auto è storica se:

  • siano trascorsi almeno 20 anni dalla sua iscrizione;
  • ha carrozzeria, telaio e motore conformi all’originale;
  • è in buone condizioni.

Una volta certificata come tale l’auto storica potrà accedere alla normativa che la riguarda ed anche ai relativi vantaggi fiscali. Per quanto riguarda la possibilità di circolare su strada, la norma di riferimento è sempre l’articolo 60 del Codice della Strada. Secondo quest’ultimo, i veicoli di interesse storico o collezionistico possono circolare sulle strade purché soddisfino i requisiti per questo tipo di veicoli, determinati dal regolamento.

Le auto storiche, quindi, possono essere utilizzate, salvo che per attività professionali o commerciali. Questa è la differenza più grande rispetto alle auto d’epoca, che, al contrario, non possono circolare. Per quanto riguarda i benefici fiscali, sono stati parzialmente ridotti dalla Legge di Stabilità 2015. Fino a quella data, infatti, tutte le auto storiche beneficiavano di notevoli riduzioni dei costi del bollo e della polizza assicurativa. Vantaggi che ormai sono riservati solo alle auto storiche con più di 30 anni.

Nello specifico, questi benefici si concretizzano nel pagamento di una tassa ridotta solo se si sceglie di far circolare l’auto e nel pagamento di una polizza assicurativa molto vantaggiosa perché ha una classe di merito fissa.

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